Quando ci possiamo sentire liberi? Cosa condiziona la nostra vita? Quali legami ci imprigionano nelle relazioni? Domande forse assurde ma che mi ritornano in mente ogni volta che mi fermo ad osservare tutto quello che mi circonda.

Scrivo spesso che la conoscenza è l’arma che ci permette di avere a disposizione più scelte su come condurre la nostra esistenza, ma per apprendere serve anche una buona dose di buon senso, per non dire umiltà,  perchè si deve riuscire ad osservare quello che ci circonda o ci ospita in modo obbiettivo e senza pregiudizi riuscendo ad abbandonare le abitudini della nostra routine. Per comprendere qualcosa dobbiamo viverci insieme,  osservarla,  conoscerne il contenuto, la natura, la struttura, ed in questo mi sento fortunato perchè per lavoro ho viaggiato tantissimo e diversamente dal turista medio, ero a stretto contatto con le persone del posto le quali dopo poco capivano il mio desiderio di essere uno di loro, di vivere o cercare di vivere un pò della loro vita ed il rispetto che gli mostravo faceva si che alla fine mi ritrovavo alle loro feste di compleanno, a giocare a calcio con i loro amici, insomma a vivere con loro o meglio parte di quella.

Per ritornare al motivo di questo post o meglio a come sia iniziato questo progetto fotografico, comincio con il raccontare come il tutto è nato, non con la consapevole intenzionedi  di iniziarlo ma semplicemente utilizzando un’opportunità, chissà forse in natura esiste un qualcosa che ti porta  a vivere situazioni che ti danno delle possibilità, c’è chi lo chiama Dio, chi energia cosmica, chi fato e chi forza di volontà, io non so dargli un nome ma penso che esista qualcosa intorno a noi che abbia questa dote.

Ricevo una telefonata da Fiorella Scatena, (bodypainter e make up artist che stimo tantissimo): “ Andrea mi hanno chiamato perché vorrebbero una fotografia per un libro sugli artisti che maggiormente hanno influenzato il mondo dell’arte di dipingere il corpo. Che dici? Facciamo qualcosa di nuovo??? Abbiamo solo pochi giorni per inviare il materiale!!!!!!”.

Detto fatto, parto da Brescia dove vivevo in quel periodo ed in treno viaggio verso la toscana per incontrare l’artista. Passai tutto il tempo del viaggio al telefono, un po’ con Fiorella per discutere sull’idea, un po’ con amici e colleghi per trovare una modella ed uno studio a cui appoggiarsi. Arrivato a Livorno incontro Fiorella e definiamo gli ultimi dettagli, lei voleva ispirarsi ad un noto pittore americano che realizzava dei ritratti dallo stile realistico e gotico, guardando le immagini ben si adattavano al mondo del bodypainting e così decidemmo di realizzare una donna in versione burattino vincolata a delle corde da cui si liberava in cerca della sua libertà.

La frase che mi venne in mente fu: “spezzare i legami che condizionano la nostra vita e che inconsapevolmente ci sono stati imposti dall’ambiente in cui siamo cresciuti per avere una visione più ampia e libera sulle scelte da prendere per sentirci più liberi”. La difficoltà più grande che incontrammo a causa del poco tempo a disposizione fu il trovare una modella, tutte quelle con cui eravamo abituati a lavorare erano impegnate, fortunatamente grazie ad un amico trovammo una fotomodella amatoriale, (nella vita lavorava in un bar), gli scatti che ci fece vedere non erano male, il fisico si prestava bene al progetto e così decidemmo di andare avanti e ci recammo nello studio a Viareggio (LU). 

Appena arrivati con le macchine piene di attrezzature ed elementi di scena, ci incontrammo con tutti i partecipanti e discutemmo il progetto, l’ultima ad arrivare fu la modella che doveva finire il turno di lavoro, così alle ore 15 si iniziò a lavorare, io montavo la scenografia e non conoscendo bene lo spazio che era anche di dimensioni molto ridotte, cominciai a provare le luci e trovare le giuste posizioni, mentre Fiorella ed i suoi collaboratori cominciarono a preparare la modella, cinque ore di duro lavoro ma alla fine riuscimmo a realizzare gli scatti necessari ed anche la modella riuscì ad immedesimarsi nella parte esaltando il lavoro dell’artista. Ci fu bisogno di un’ora di scatti per giungere alle tre immagini che cercavamo ma alla fine eravamo contenti, l’ispirazione non era una fotocopia del pittore e l’idea che avevamo era rappresentata in modo molte realistico. Tornato a casa un po’ di post produzione ed i successivi apprezzamenti dei partecipanti dettero l’OK all’invio delle fotografie che potete trovare sul libro “Champion at Heart” di Karala B.

Ovviamente aspettammo l’uscita del libro prima di pubblicare le nostre fotografie e condividerle sui Social Media, ma al momento che lo facemmo diventarono subito, come si dice oggi, virali, ed a parte il fatto che penso sia la mia fotografia più copiata da altri pseudo fotografi, (avrei da raccontare tante di quelle cose ma sono veramente troppe), la cosa divertente fu che non so come un critico d’arte spagnolo recensi l’immagine essendo convinto che fosse un quadro del pittore a cui ci eravamo ispirati, (Michael Hussar), per fortuna che noi avevamo informato il pittore di quanto avremmo fatto. Chiarito il tutto, Michael venne in Italia e chiese di incontrarci. Una bella esperienza, dopo di che con Fiorella facemmo altri set fotografici, ed alcune immagini le trovate nella galleria “progetti personali”.